O racconta di un incontro, un incontro che si ridefinisce ogni volta a seconda dei suoi interpreti.
Due persone in scena divise da un pallone. Sono due uomini, maestro e allievo, adulto e giovane, l’esperto e lo scaltro. Sono due sconosciuti, due innamorati. Insieme si scoprono l’uno negli occhi dell’altro. Attraversano il desiderio, la proibizione, lo sbaglio e il politicamente scorretto. Si osservano e si studiano, sviluppano una relazione che cresce attraverso gioco, erotismo e aggressività.
I movimenti paideutici, aggressivi e virili, si trasformano in un dialogo danzato fra corpi. Danno il via alla scoperta dell’altro in un progressivo abbandono che ridefinisci gli equilibri e sfocia in un ballo frenetico in cui il malcurato ego diventa causa della perdita del controllo della relazione, che finisce così, davanti agli occhi del pubblico, in un lento che pian piano li consuma, spegne e denuda.
O è la rappresentazione di un amore in lotta alla scoperta della propria identità su un campo da calcio, per il tacito accordo per cui il calcio è uno sport solo per eterosessuali. Un tabù che nasce dalla mentalità diffusa che impone a chi fa parte di uno spogliatoio un atteggiamento standardizzato. Bisogna mostrare di essere eterosessuali, senza alternative. Chi non lo fa viene messo ai margini.
O è un incontro, un incontro qualsiasi, tra due persone qualsiasi.
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- Danza&Danza.com, del 16 febbraio 2020
- Gdanski Festiwal Tanca, del 22 febbraio 2020
- Corriere di Rimini, del 23 settembre 2021
- SpettatoriMigranti.org, del 10 maggio 2022
- TeatroeCritica.net, del 13 maggio 2022